Resistenza agli antimicrobici, indispensabile un approccio globale

Gli antimicrobici come gli antibiotici sono comunemente usati in medicina per il trattamento di un ampio ventaglio di malattie infettive. La resistenza agli antimicrobici è la capacità dei microrganismi di resistere ai trattamenti antimicrobici. L’uso eccessivo e l’abuso di antibiotici sono considerati le cause della crescita e della diffusione di microrganismi resistenti alla loro azione, con una conseguente perdita di efficacia delle terapie e gravi rischi per la salute pubblica. E’ cosa nota che ormai si tratta di un problema di dimensioni assai gravi, ed esteso a livello mondiale: stando ai dati diffusi nel corso del Simposio “Resistenza agli antimicrobici – un richiamo a un’azione multidisciplinare”, svoltosi a Roma il 19 giugno scorso, ogni anno si stimano si parla ogni anno di 25.000 morti e 1,5 miliardi di costi soltanto nell’Unione europea, e un aumento delle spese ospedaliere per paziente tra i 9.000 e i 35.000 dollari a livello Ocse. Le proiezioni per il 2050, se non dovessimo riuscire a far fronte a questa minaccia, sono ancora più drammatiche: 10 milioni di morti all’anno nel mondo e un impatto economico cumulativo di 2.5 migliaia di miliardi. La resistenza agli antibiotici è una priorità di salute pubblica a cui la Ue sta rispondendo con l’adozione del piano One health che include una serie di misure, tra cui le linee guida per la prevenzione delle infezioni e l’uso prudente degli antibiotici, l’adozione delle nuove direttive sui medicinali veterinari e mangimi medicati, la promozione della ricerca di nuovi antibiotici e di test diagnostici rapidi per identificare le infezioni batteriche. Anche l’Italia sta finalizzando il Piano nazionale di contrasto all’Antimicrobico-resistenza 2017-2020.

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