Centralizzare vuol dire curare (lo spreco)?

Centralizzare gli acquisti è la cura di tutti i mali e la soluzione per tutti gli sprechi nel Sistema Sanitario. A giudicare dallo spirito che ha informato gli ultimi atti di governo parrebbe proprio di sì. Ma è proprio vero? E’ proprio così? Se ne è parlato con tutti gli stakeholder, dalle imprese ai medici di medicina generale, dagli ingegneri ai pazienti, alcuni giorni fa ad un tavolo di lavoro organizzato da 24Ore Sanità, e le opinioni sono state discordanti. Se da un lato si avverte la necessità di razionalizzare una spesa che rischia ormai di andare fuori controllo, dall’altro le perplessità sui lotti unici, tipici degli acquisti centralizzati, non mancano, soprattutto in tempi di medicina personalizzata. E se da un lato c’è chi teme la fretta di far decollare le centrali d’acquisto, dall’altro si auspica che la centralizzazione, perlomeno, sia sempre più governata e condivisa nelle fasi di concreta applicazione. Un aspetto che si sottolinea, e che sembra molto interessante, è che se è vero che gli acquisti aggregati possono portare a risultati economici positivi per le casse pubbliche, è anche vero che non sempre tali risultati coincidono con altrettante certezze sugli esiti di cura. D’altra parte analisi dei bisogni, progettazione e riorganizzazione rappresentano attività necessarie nella medicina di laboratorio, capaci di produrre risultati di sistema che vanno oltre le politiche di aggregazione degli acquisti. Proprio la riorganizzazione dei laboratori costituisce un problema ormai improrogabile. C’è anche chi mette l’accento sulla necessità di programmare e organizzare gli acquisti per aree territoriali omogenee per organizzazione, gestione e tecnologie possedute. Dal punto di vista dei pazienti, appare strategico non tanto opporsi al processo di riorganizzazione e centralizzazione, quanto saperlo governare e guidare rimettendo al centro la salvaguardia del paziente stesso.

 

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