Il domani della sanità: un “patto” per il digitale

L’obiettivo è duplice: da un lato efficientare il Ssn, rendendolo al contempo più trasparente, sostenibile e al passo con i tempi. Dall’altro, una volta a regime, ottenere un risparmio calcolato fino a 10 miliardi. Parliamo del Patto per la sanità digitale, già previsto dal “Patto per la Salute 2014-16” e approvato di recente in Conferenza Stato Regioni. La riorganizzazione della rete assistenziale del Servizio Sanitario Pubblico è oggi una priorità non soltanto per le Regioni che sono coinvolte in un piano di rientro finanziario, ma più in generale per tutte le amministrazioni che devono conciliare la crescente domanda di salute con i vincoli di bilancio esistenti. In questo contesto che vede la chiusura di presidi sanitari, la loro trasformazione, il potenziamento delle cure primarie e l’articolazione della rete ospedaliera in hub & spoke, l’innovazione digitale può svolgere un ruolo chiave sia nell’evoluzione contemporanea dei modelli assistenziali, sia in quelli organizzativi, come fattore abilitante e in taluni casi determinante per la loro realizzazione. Per promuovere in modo sistematico l’innovazione digitale e non lasciare che questa sia realizzata in modo sporadico, parziale, non conforme alle esigenze della sanità pubblica, è necessario predisporre un piano strategico che contenga alcuni interventi normativi per rimuovere alcuni ostacoli che rallentano o, in alcuni casi, ne impediscono la diffusione. Un piano strategico di sanità elettronica richiede una quantità significativa di risorse economiche dedicate: l’adozione di piattaforme e di soluzioni capaci di supportare un nuovo modello di servizio sanitario basato sui pilastri della continuità assistenziale, del care management, della deospedalizzazione e della piena cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella filiera della salute e del well‐being comporta investimenti quantificabili intorno ai 3,5‐4 miliardi nell’arco di un triennio. Il tema del finanziamento del piano diventa quindi un elemento esiziale: riuscire a trovare un simile “tesoretto” rappresenta la differenza tra un bellissimo libro dei sogni e un piano che si trasforma in realtà.   Dalla capacità di articolare un corretto svolgimento deriva la possibilità di centrare o meno l’obiettivo, rappresentato dal raggiungimento di un equilibrio di gestione a livelli invariati di quantità e qualità di prestazioni rese. 2 Con un’avvertenza in premessa: non è l’innovazione tecnologica di per sé stessa a generare efficienza ed economia di gestione, ed è concettualmente sbagliato (e pericoloso, in termini di sovradimensionamento delle aspettative) lanciare slogan in questo senso: le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT), rappresentano solo uno strumento – il principale – attraverso il quale può essere profondamente ridisegnato un modello organizzativo di sanità pubblica. L’obiettivo in sintesi è duplice: il sistema necessita di soluzioni finalizzate a un suo rafforzamento a saldo zero (generazione di risparmi attraverso la razionalizzazione e reinvestimento nel potenziamento delle prestazioni erogate e della qualità di servizio reso all’utenza); parallelamente, deve essere sviluppata e perseguita una visione di servizio sanitario fortemente attrattivo e competitivo a livello internazionale, superando preconcetti e luoghi comuni ma anche perfezionando l’offerta nelle sue componenti apparentemente secondarie quali ad esempio l’accoglienza e la sistemazione alberghiera e i servizi per parenti e accompagnatori. Se da un lato l’universalità del servizio sanitario rappresenta un vincolo imprescindibile, non per questo devono risultare impraticabili percorsi di ricerca di mercati di nicchia capaci di attirare utenti ad alta capacità reddituale, anche provenienti da altre nazioni. Ecco che quindi l’adozione massiva (e coordinata) di soluzioni basate sulle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICTs) diventa operazione strumentale finalizzata al raggiungimento di questi obiettivi strategici, attraverso: l’efficientamento complessivo del SSN; una maggiore trasparenza del sistema; una maggiore accountability; lo sviluppo di nuova consapevolezza e responsabilizzazione del paziente e dei suoi caregivers; la realizzazione di servizi in rete capaci di promuovere stili di vita portatori di benessere; il pieno coinvolgimento di tutti gli stakeholder In questo modo è possibile preservare la sostenibilità di un sistema che assiste a una progressiva espansione della domanda di benessere (e non, soltanto, di salute) da parte di una popolazione in progressivo invecchiamento.  Questo piano straordinario di sanità elettronica diventa innanzitutto una co‐evoluzione di modelli organizzativi innovativi e di soluzioni tecnologiche che li sostengono e deve risultare parte integrante dei progetti di riorganizzazione in atto. Le fonti per il finanziamento del piano straordinario di sanità elettronica possono essere molteplici: i fondi strutturali, con particolare riferimento alle Regioni Convergenza, nel quadro delle azioni di “Procurement Pre‐Commerciale” (PCP) e di sviluppo dell’Agenda Digitale; fondi ad‐hoc stanziati da Stato e Regioni, anche nel quadro di iniziative di Partenariato Pubblico‐ Privato (PPP) capace di “moltiplicare” le risorse attivabili; iniziative private, attraverso modelli di project financing e/o di performance based contracting (i fornitori vengono remunerati sulla base di obiettivi predefiniti e misurabili, in termini di condivisione dei ricavi e/o dei minori costi conseguiti); quote a carico dei cittadini, per la fruizione di specifici servizi di e‐health a valore aggiunto (ovviamente, su adesione volontaria a servizi “premium” da parte degli assistiti del SSN). L’introduzione di una variante significativa rispetto al metodo tradizionale di finanziamento (fondi pubblici erogati attraverso bandi e/o gare), con particolare riferimento agli ultimi due punti in elenco (iniziative imprenditoriali private e servizi “premium” pagati dagli assistiti) richiede un approccio fortemente orientato al mercato: ogni parte del piano deve essere concepita tenendo in considerazione l’effettiva corrispondenza tra “quanto prodotto” (l’offerta) e “quello che effettivamente serve” (la domanda).

PATTO PER LA SANITA’ DIGITALE

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