Il biomedicale e la rivoluzione della stampa “3D”

Possono le nuove tecnologie di stampa in 3D aiutare il settore biomedicale? La risposta, naturalmente, è sì, e tanto. Non a caso parliamo di un mercato in impennata positiva: se nel complesso la crescita annuale è stimabile a quasi il 26%, molto del merito va (e andrà sempre più) anche al segmento medicale. Immaginiamo solo uno degli innumerevoli vantaggi: la possibilità di personalizzare il trattamento, ad esempio innestando protesi non standard, ma realizzate ad hoc per le esigenze di ogni paziente. Sarebbe un passo decisivo, ad esempio, per la cura di alcuni tipi di tumore osseo, che colpiscono una popolazione molto giovane e la cui unica cura consiste nella rimozione del tessuto compromesso e nell’innesto di protesi. Ma i vantaggi della “quinta” rivoluzione industriale non si fermano qui: le diverse tecnologie di stampa oggi disponibili (electron beam melting, material extrusion,vat photopolymerization, directed energy disposition) sono in grado di impiegare materiali di varia natura, dalla resina alla ceramica, dai polimeri alla fibra di carbonio, per personalizzare ulteriormente il trattamento e realizzare protesi più resistenti, farmaci o anche strumenti sofisticati come apparecchi acustici.

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