L’impatto economico dell’emergenza Covid-19 sui DPI e l’impegno di Assosistema-Confindustria

L’assenza di una programmazione strategica per l’approvvigionamento di presidi utili contro il Covid-19 è una delle criticità che sono emerse sin dall’inizio della pandemia. Questa mancanza ha comportato sia un ricorso eccessivo a dispositivi di protezione monouso – contribuendo quindi ad alimentare il problema del loro smaltimento – sia l’utilizzo di DPI privi di certificazione CE che ne attesta l’efficacia.

Le richieste

La questione è stata più volte rilevata da Assosistema-Confindustria, che ha appoggiato una serie di interpellanze parlamentari da parte delle opposizioni che puntavano da un lato a richiedere l’implementazione dell’uso del tessile riutilizzabile per i camici ospedalieri e professionali e dall’altro alla valorizzazione delle aziende italiane ed europee produttrici di DPI marcati CE. Il Ministero dell’Ambiente sta mostrando interesse e sembra aver accolto positivamente le argomentazioni evidenziate.

I dati Istat

Il Centro Studi di Assosistema ha elaborato i dati ISTAT, al fine di evidenziare quale impatto economico e non solo abbia avuto l’emergenza COVID-19 nel campo dei dispositivi di protezione.

Per quanto riguarda i DPI per le vie respiratorie (comprese le maschere chirurgiche) da febbraio a maggio in Italia sono state importate merci per un valore complessivo di circa 1.100.000.000 euro e il 90% degli articoli acquistati proviene dalla Cina. In merito ai DPI per le mani (guanti protettivi e ad uso medicale) si è registrato un aumento rispetto al 2019 del +39% per un valore complessivo di 120 milioni di euro. Per quanto concerne gli indumenti di protezione (camici sanitari e professionali) il principale fornitore è la Cina, il mese di maggio 2020 è quello nel quale si è riscontrato l’aumento percentuale più alto rispetto al pari periodo del 2019 (+412%), con un valore pari a 200 milioni di euro.

Cosa emerge

In considerazione dell’andamento degli acquisti dei dispositivi evidenziato negli schemi, Assosistema Confindustria “si sta adoperando – fa sapere in una nota – presso le istituzioni e i Ministeri affinché una oculata pianificazione dei fabbisogni a medio raggio permetta di approvvigionare dispositivi certificati correttamente CE e ove possibile di fruire della filiera nazionale del tessile riutilizzabile per ridurre l’impatto ambientale degli smaltimenti e per implementare la supply chain nazionale nelle attività di produzione e servizio. Assosistema Confindustria ha quindi di buon grado partecipato alla preparazione delle argomentazioni delle interrogazioni parlamentari, con l’auspicio che anche l’Italia, come altri Paesi europei non permetta più l’accesso di materiale non marcato CE, che non garantiscono i margini di sicurezza per la protezione dei cittadini”.

Fonte: Assosistema- Confindustria

 

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