“La salute è uguale per tutti”.

“La salute è uguale per tutti”. Al via la campagna di Cittadinanzattiva per promuovere il diritto alla salute

La campagna di riforma costituzionale “La salute è uguale per tutti”, promossa da Cittadinanzattiva, con il supporto di 50 realtà fra organizzazioni civiche, associazioni mediche e di pazienti e di numerosi testimonial del mondo istituzionale, dell’impresa, della cultura e dei mass media, è stata presentata a Roma, sabato 24 febbraio e diventerà virale grazie al bacio dei cittadini.

E’ infatti un contagio positivo, quello richiesto da Cittadinanzattiva a tutti i cittadini che vogliono attivarsi a sostegno della tutela del diritto alla salute in nome dello slogan: “La salute è uguale per tutti”.

La proposta di riforma, messa a punto grazie al contributo del costituzionalista Francesco Clementi, intende integrare l’art.117, nella parte relativa alle materie di legislazione concorrente, come segue“tutela della salute nel rispetto del diritto dell’individuo e in coerenza con il principio di sussidiarietà di cui all’art.118 Cost.”.

Il bisogno di riformare la Costituzione nasce dall’evidenza che un insieme di fattori di ordine politico, economico e organizzativo hanno determinato il consolidarsi di una condizione di frammentazione e difformità territoriali, a causa delle quali a Regioni in grado di assicurare servizi e prestazioni all’avanguardia se ne affiancano altre che faticano a garantire anche solo i Livelli Essenziali di Assistenza, in violazione di quanto previsto dall’art.32 della Costituzione.

I dati di Cittadinanzattiva, e non solo, raccontano infatti di un Paese sempre più diviso, frammentato, a più velocità, con lunghissime liste d’attesa che in alcune regioni fanno in modo che i diritti restino spesso solo sulla carta, determinando drammaticamente la nascita di “percorsi paralleli” a quelli ufficiali, creati da chi, nel bisogno, cerca strade alternative per accedere ad interventi ed esami clinici, spesso fuori dalla sua Regione.

Oggi, il prezzo che si paga per godere del diritto alla salute è diventato davvero troppo alto: con italiani che, in una condizione di cittadinanza di serie B, o sono costretti ad andare nel privato, pagando per ottenere servizi che in altre aree del paese vengono erogati dal servizio pubblico con standard dal punto di vista dei tempi e della qualità delle prestazioni spesso eccellenti, oppure “scelgono” direttamente di emigrare in quelle Regioni nelle quali, appunto, è possibile ottenere naturalmente quelle prestazioni negate loro dalle Regioni di appartenenza. A fronte di ciò si assiste al paradosso che le Regioni dove è più diffuso il fenomeno dei “migranti della salute” spesso giustificato dal fatto che sono Regioni “povere” pagano ingenti somme per le prestazioni a quelle che materialmente erogano il servizio. Esempio fra tanti quello della Calabria che paga somme ingenti alla Regione Lombardia per tutti quei calabresi che viaggiano per farsi curare. Anche per questo, e non solo per questo, è tempo di abbattere ogni diversità per tornare a garantire una “salute uguale per tutti” a tutti i cittadini su tutto il territorio nazionale.

 

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