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Marco Boni Componente C. di A. Fondazione FARE Sanità celebrano il ‘68 Anche i provveditori-economi TEME 6.08 editoriale 3 a breve - pare - ad una gestione “lacrime e sangue”, farebbero bene ad accorgersene. il controllo delle merci ricevute (...)” . Coerentemente, per l’accesso agli impieghi, si dovevano zione dell’economato che comprende la gestione dei servizi generali di cucina, dispensa, guar- daroba, fardelleria, lavanderia, mensa aziendale, magazzini generali ed altri analoghi servizi; superare prove comprendenti le materie dei posti messi a concorso. La “primavera professio- repressione venne favorita sia dalla componente ex-mutue (che non poteva spendere compe- 1978 (confluenza degli enti mutualistici ed enti ospedalieri nelle unità sanitarie locali). La nale” del ’68 fu soffocata dopo 10 anni dai carri armati della legge di riforma sanitaria del il riscontro delle fatture dei fornitori e il successivo inoltro per la liquidazione; d) amministra- Le “Opere pie” assistenziali cedettero il posto agli “Enti Ospedalieri” . Con successivo decreto modesta rivoluzione professionale si realizzò, ad opera della legge n. 132 del 12 febbraio 1968. Il ’68 non è stato solo rivolta studentesca. Per una “rivoluzione” mancata, 40 anni fa una più delegato le funzioni amministrative vennero “tipizzate” e “professionalizzate”, individuando rali e speciali di appalto; la cura della regolare esecuzione dei contratti; le provviste in economia; predisposizione degli atti riguardanti ogni acquisto e fornitura; la proposta di capitolati gene- le seguenti principali funzioni: (...) c) amministrazione del provveditorato che comprende la una “questione professionale” relativa alle attività di public procurement e di gestione dei servizi non sanitari. Esiste l’Educazione Continua in Medicina (ECM) ma non l’ECA (Educa- zione professionale adottate nelle riforme sanitarie, sino ad oggi. Esiste quindi da 30 anni della FARE, la lobby trasversale che si avvantaggia della non-professionalizzazione e dell’”inter- cambiabilità” dei dirigenti amministrativi ha condizionato le “non-scelte” di specializza- derebbero compratori e gestori “patentati” . La “questione professionale” nell’acquisizione di beni e servizi è quindi più che mai aperta e i “governatori” del S.S.N., ai vari livelli, chiamati l’aumento della dimensione relativa della domanda (concentrazione degli acquisti) richie- zione Continua negli Approvvigionamenti). Eppure, l’incidenza crescente dei fattori acqui- stati (outsourcing) sul totale della produzione diretta, la crescente spesa per B&S, nonchè tica degli affari” (siamo negli anni di tangentopoli). Nonostante la meritoria azione di contrasto generica “competenza manageriale” basata sul diritto amministrativo, venne cassata la connotazione professionale specifica delle attività amministrative ed ebbe inizio il balletto tivo, quanto soprattutto l’instaurazione di “percorsi professionali” selettivi. In nome di una tenze aziendalistiche), sia dal sindacato dei dirigenti amministrativi, che mal sopportava tanto la “visibilità specifica” di alcune categorie professionali all’interno del comparto amministra- e gestione, legittimate dall’assenza di uno status professionale tutelato. Peraltro, un provve- ditore-economo poco professionalizzato e ricattabile era perfettamente funzionale alla “poli- carriera specifica nel settore di provvisoria appartenenza), “invasioni di campo” sugli acquisti tra le funzioni, con accesso indistinto, turn-over spinto, dispersione delle competenze profes- sionali maturate, demotivazione allo sviluppo professionale (mancando la prospettiva di