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editoriale Al via i costi Standard nelle Regioni Aldo Corea Il 2014 sarà l’anno dell’applicazione a regime dei costi standard, a patto però che ci presidente AEL sia l’approvazione del decreto che individua le 5 regioni benchmark. Si comincerà ad applicarli negli ultimi due mesi del 2013, in forma sperimentale, avendo a modello 5 Regioni : Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Marche e Umbria poi, nel 2014, si andrà a regime pieno. Lo hanno deciso i governatori delle Regioni italiane che vogliono con questo attuare la vera manovra del Servizio sanitario nazionale. «Sottoporremo al ministro - ha detto Vasco Errani, presidente dei governatori - una proposta innovativa per migliorare ulteriormente la definizione dei costi standard e la loro applicazione». I costi standard saranno applicati all’erogazione di tutti i servizi sanitari che le Regioni offrono ai loro cittadini. Per stabilire il prezzo sono state scelte alcune realtà locali con i bilanci più sani e lo scopo è quello di suddividere il fondo sanitario nazionale tra le varie Regioni in base al numero degli abitanti, della loro età ecc. Fabbisogni e costi standard dovranno essere definiti annualmente da Saluteed Economia d’intesa con Stato-Regioni e dovranno fare riferimento alle informazioni del Nsis. L’applicazione dei costi standard può considerarsi una svolta storica volta al risanamento del buco della sanità italiana. Un’azione tesa alla ricostruzione di una nuova sanità virtuosa. La scelta dei costi standard è una delle azioni del nuovo Patto della salute che comprenderebbe altri punti importantissimi: dal taglio di migliaia di posti letto, alla chiusura ed alla riconversione dei piccoli ospedali, dalla revisione del prontuario farmaceutico alla rivalutazione della possibilità del medico di famiglia disponibile h24, per cercare di rendere meno affollati i pronto soccorso. Il Fondo sanitario nazionale, che prossimamente impegnerà le Regioni per il riparto può contare, per il 2014, su 109,9 miliardi di euro. L’applicazione dei costi standard ha visto il fronteggiarsi delle Regioni del nord, che avrebbero voluto la loro applicazione sin da subito, e quelle del sud, in difficoltà e soggette a piani di rientro dal deficit sanitario, che avrebbero voluto prender tempo. Lombardia, Veneto e Piemonte, in particolare, ne avevano fatto una questione di principio ed avevano minacciato l’uscita dalla Conferenza delle Regioni se i costi standard non fossero stati introdotti subito. TEME 9/10.13 3
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