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editoriale Il prezzo non può accecare la gestione del SSN Orfeo Mazza Ancora una volta è esplosa, nel mese di maggio, con ricorrenza preoccupante, la Vicepresidente F.A.R.E. questione dei prezzi di acquisto dei beni nell’ambito del SSN, esponendo differenze ritenute ingiustificabili tra le ASL/AO nelle diverse regioni del paese. Non si esprimono classifiche di merito, perché una regione o ASL virtuosa sul prezzo di un bene, non lo sarebbe affatto sul prezzo di un altro bene, anche dello stesso settore merceologico. Questa semplice considerazione dovrebbe essere già sufficiente ad indurre alla prudenza prima di tirare conclusioni troppo affrettate su una problematica che, senz’altro pre- sente, non può ridursi a mero calcolo della differenza tra un prezzo e l’altro. In simile contesto è inaccettabile la formulazione di giudizi sommari e, al tempo stesso, altrettanto sorprendente la semplificazione del problema, con l’estensione a tappeto della centralizzazione degli acquisti, dimenticando che: • la problematica riguarda essenzialmente i dispositivi medici (per brevità DM), un mercato di centinaia di migliaia di beni, ad elevato valore tecnologico; • è un mercato, per nostra fortuna come assistiti, in costante e rapida evoluzione tec- nologica, che mal si presta alla standardizzazione degli acquisti; • la focalizzazione sul prezzo trascura, spesso inopinatamente, la qualità tecnica del dispositivo (un esempio banale, il consumo eccessivo di guanti chirurgici inidonei). So che qualcuno ha già pronto il cartellino giallo, convinto del fatto che si tratta dello stesso DM! Spesso sembra lo stesso DM, perché al mio arbitro vorrei poter dire che qualsiasi giu- dizio non può trascurare di analizzare le condizioni e l’eventuale corredo di accessori che accompagnano l’acquisto di un bene: tecnologie in locazione o comodato gratuito, servizi on-site, lavori di adeguamento della struttura, ecc. Da molti anni manca nel fondo del SSN un finanziamento ordinario per acquisto di beni durevoli, per fronteggiare l’obsolescenza delle tecnologie in uso; ma la sanità si qualifica con le nuove tecnologie, che devono essere acquisite perché la sicurezza e la qualità delle prestazioni erogate è irrinunciabile per la tutela dei cittadini. Vorrei spiegare al mio arbitro che spesso i costi di tali tecnologie finiscono, con peso ovviamente molto differenziato in rapporto al loro valore, sul prezzo d’acquisto dei beni, cosicché forse non sarà tanto sorpreso della differenza di prezzo. Ciò non esclude, purtroppo, che in alcuni, forse anche molti casi, la differenza di prezzo possa nascondere una patologia nel processo di acquisto; ma tale patologia si cura aumentando gli strumenti di monitoraggio del mercato, che siano di facile accesso per gli operatori, per consentire un raffronto equilibrato e coerente delle condizioni di acquisto. Qualsiasi supermercato offre la pasta di semola di grano duro a prezzi diversi, con rap- porto 1>3; può bastare il solo prezzo per scrutare il mercato dei DM acquistati dal SSN? Sarebbe quindi utile evitare qualsiasi approccio semplicistico e fuorviante, sanzionando senz’altro i comportamenti fraudolenti, ma offrendo, al tempo stesso, agli operatori strumenti assai efficaci per conoscere un mercato di complessità senza pari. Perché, è bene non dimenticare, il malato non può attendere. TEME 7/8.10 3
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