Cremona, spesa sanitaria e politiche del farmaco al IX MePaIE

Al IX MePaIE, (Mercato della Pubblica amministrazione in Italia e Europa), quest’anno si è parlato di: Il controllo della spesa sanitaria, un percorso impervio tra innovazione strumenti e norme”. Ideato da Giammaria Casella CEO di Net4market – CSAmed, azienda leader nella gestione elettronica dei processi di acquisto e di fatturazione, il MePaie ha negli anni consolidato la collaborazione con la FARE – Federazione delle Associazioni dei Provveditori Economi della Sanità- tanto che la Federazione ha deciso di riconoscere il MePaIE come momento di incontro federativo, tra tutti i suoi iscritti, da alternare all’appuntamento congressuale che celebra ogni due anni. Tra gli ospiti di questa edizione Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione Gimbe che ha analizzato la spesa sanitaria alla luce dei dati rilevati dall’Osservatorio della Fondazione. L’economista Gustavo Piga, Università di Roma Tor Vergata, che parlando di spesa sanitaria ha focalizzato il discorso sulla spesa per l’acquisto di beni e servizi: “Che cuba a seconda degli anni dal 7, al 10% del prodotto interno lordo”.

I lavori hanno poi approfondito le tematiche legate alla Governance del Farmaco in una sessione dove hanno dato il loro apporto Sandra Zuzzi, Presidente della FAREMassimiliano Rocchi, Vicepresidente Assogenerici, Francesco Mazza, Direzione Farmindustria. Durante questa sessione è stato presentato lo studio ‘Improving healthcare delivery in hospitals by optimized utilization of medicines’, commissionato dall’associazione europea di settore, Medicines for Europe, alla società di consulenza internazionale Kpmg.

I ricercatori hanno individuato i 10 ‘ingredienti’ chiave per un mercato farmaceutico ospedaliero che ottimizzi l’utilizzo di generici e biosimilari, puntando fondamentalmente a una concorrenza sostenibile nell’ambito del sistema degli appalti.

Il convegno ha poi preso in esame la normativa che governa il mondo degli acquisti e che, ancora una volta, va verso un “riassestamento” del Codice dei Contratti. Il codice è stato criticato in questi due anni in molte occasioni e ha dimostrato di essere da una parte eccessivamente complesso e dall’altra incapace di raggiungere lo scopo di sterilizzare ogni procedura per evitare qualsiasi malpractice. Dalla sua introduzione nel 2016, ha lasciato tutti in un clima di estrema incertezza; il primo risultato concreto lo si è rilevato da due dati (stiamo parlando di numeri inconfutabili): un’impennata dei bandi pubblicati in Gazzetta prima dell’aprile 2016 e un successivo drastico crollo degli stessi a posteriori; in più, come rilevato dall’ANCE, un sostanziale blocco dei bandi relativi ai lavori pubblici. Hanno preso la parola anche gli attori veri della filiera degli acquisti in sanità: i buyer pubblici. Dal nord al sud Italia i Provveditori si sono confrontati su quello che è oggi il “perimetro” della loro professionalità. Una professione che si sta ridisegnando tra competenze sempre più specifiche e responsabilità più elevate costretti a confrontarsi con una normativa non certo snella e che li espone al costante rischio della Corte dei Conti, di poter cadere nel reato di abuso di ufficio, nel traffico di influenze o nelle maglie del Codice antimafia.

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