Il Rapporto PIT Salute 2015 di Cittadinanzattiva

Le persone che si sono rivolte ai PIT delle diverse regioni sono sicuramente una sorta di campione della popolazione del nostro Paese ma, nonostante ciò, la fotografia che emerge da quanto denunciato è chiara: tempi di attesa sempre più lunghi, strutture in cattive condizioni, medici e pediatri di famiglia sempre meno disponibili e criticità nella rete emergenza-urgenza. Al primo posto viene inoltre denunciato il costo delle prestazioni, ormai troppo elevato, tanto che il fenomeno della rinuncia alle cura è in continua crescita. Una persona su dieci, di quelle che si sono rivolte a Cittadinanzattiva (il 10,8% e cioè 2.200), ha segnalato l’insostenibilità economica delle cure, mentre 400 hanno segnalato il costo alto dei farmaci, 600 dell’intramoenia. Sulle liste di attesa il dato che emerge ha bisogno di una lettura più attenta: infatti se da un lato i numeri sembrerebbero annunciare una certa risoluzione del problema, andando poi ad analizzarli si arriva a cogliere una realtà ben più grave qual è quella del dirottamento dell’utente che chiede diagnostica semplice verso il privato che la offre, sempre più spesso, a prezzi largamente concorrenziali rispetto allo stesso ticket. E ovviamente senza attesa! Bisogna però distinguere la diagnostica semplice, di routine, da quella più specifica e onerosa che viene richiesta ancora quasi esclusivamente al Servizio Sanitario Nazionale. Per questa si registrano almeno 15 mesi per una mammografia; 12 mesi per una risonanza magnetica; 11 mesi per un ecodoppler e 10 mesi per una tac. Le liste d’attesa non sono però legate solo alle prestazioni di diagnostica ma ormai si “attende” anche per le operazioni chirurgiche: 21 mesi per la rimozione di una protesi, 18 mesi per una ricostruzione mammaria e 6 mesi per l’oncologia. “Se lo scorso anno abbiamo denunciato che i cittadini si stavano abituando a considerare il privato e l’intramenia come prima scelta, quest’anno ne abbiamo la prova: le persone ormai lo fanno non perché non vogliono usufruire del SSN ma perché i ticket o i tempi di attesa a conti fatti spingono verso il privato. Il SSN ha di fatto scelto di non esser più in prima linea per tutte le prestazioni meno complesse anche se più redditizie e previste nei Livelli essenziali di Assistenza (quindi un diritto!)”. A dirlo all’assemblea è stata Valeria Fava, vice direttore del PIT unico di Cittadinanzattiva. SSN che si presenta sempre più frequentemente ai suoi utenti con strutture fatiscenti, macchinari vecchi e spesso non funzionanti e con precarie condizioni igieniche. Le cose non sembrano andar meglio neanche nella medicina territoriale dove la gran parte delle segnalazioni lamenta il rapporto con i medici di famiglia e i pediatri per gli orari inadeguati di ricevimento, la sottostima del problema di salute e il rifiuto di prescrizioni. Le segnalazioni sono meno rispetto al passato: 11,5% nel 2015, cioè 2.400, 15,3% nel 2014, ma sono in crescita i problemi con i professionisti. Per l’assistenza residenziale un terzo dei cittadini lamenta la scarsa presenza medico infermieristica, i costi eccessivi delle rette per la degenza, le lunghe liste d’attesa e la distanza di queste dal domicilio della famiglia. Problemi sono stati evidenziati anche nell’ambito delle cure mentali, con la denuncia di strutture inadeguate o della scarsa qualità della prestazione erogata. Ben più complesso il tema dell’assistenza domiciliare dove l’utente non riesce ad orientarsi a causa di un’informazione scarna, per gli iter di attivazione molto complessi e per le lunghe liste d’attesa. Ultimo, ma solo in ordine di citazione il tema dell’invalidità e dell’handicap. Occorrono più di 30 mesi per ottenere il riconoscimento! Alla luce delle segnalazioni ricevute sono sei le priorità su cui lavorare secondo il Tribunale dei diritti del malato: contrastare le liste d’attesa, trasparenza e controllo sull’intramoenia per evitare abusi, abolizione del superticket da 10 euro, riorganizzazione della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale, monitoraggio della sicurezza strutturale dei presidi sanitari, investire sul personale e mettere a punto gli standard.

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