Ema in Italia, il treno è partito

Portare in Italia l’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco che, attualmente di stanza a Londra, è in cerca di una nuova sede per il dopo-Brexit? Se ne parla fin da quando sull’Europa ha iniziato a soffiare il vento del “Leave”. Ora la possibilità è concreta, e lo sta divenendo sempre di più. Tanto più che l’Italia i numeri li ha tutti, specialmente adesso che il Governo ha trovato l’accordo con Regione Lombardia e Comune di Milano per proporre la concreta candidatura del capoluogo lombardo a nuova sede dell’Ema.

Un importante incontro

Se ne è parlato proprio sotto la Madonnina, in un importantissimo incontro organizzato il 17 novembre al Palazzo delle Stelline dall’Associazione Guido Carli e dalla Fondazione Carlo Erba. Titolo: “Ema- Agenzia Europea del Farmaco a Milano: le buone ragioni per questa scelta”. Si è trattato del primo appuntamento che ha riunito tutti i soggetti interessati: il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni, il consigliere del Comune di Milano Stefano Parisi, l’assessore regionale all’Università, Ricerca e Open Innovation, Luca Del Gobbo, il Vicepresidente della Commissione Industria UE Patrizia Toia, il presidente Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, il Senior Policy Advisor Efsa Alberto Spagnolli, il responsabile Pharma & Healthcare per l’Europa di J. P. Morgan Camillo Greco, il presidente Dompè Farmaceutici Sergio Dompè e la consigliera Kedrion SpA Maria Lina Marcucci. A introdurre i lavori, presentati da Diana Bracco, presidente e AD del Gruppo Bracco, il presidente dell’Associazione Guido Carli Federico Carli e il presidente della Fondazione Carlo Erba Roberto Rettani.Foto EMA

La concorrenza di 11 città

L’Italia, e Milano, non sono certo le uniche a “leccarsi i baffi” per un’opportunità che appare assai preziosa. La concorrenza è nutrita, con 11 città candidate, tra cui molte capitali, dalla Scandinavia (la danese Copenhagen e la svedese Stoccolma) all’Ungheria (Budapest), dalla Spagna (Madrid) all’Irlanda (Dublino) all’Austria (Vienna). L’Italia, però, ha dalla sua il peso che può vantare in questo settore: come ha ricordato Del Gobbo, siamo il secondo mercato del farmaco in Europa subito dopo la Germania e la Lombardia è la regione più importante con circa 28.000 addetti. La Lombardia inoltre ha il miglior sistema italiano di ricerca e innovazione; le migliori università italiane, ed è stabilmente la prima regione per numero di start up e brevetti. Inoltre il settore farmaceutico vale il 10% del Prodotto Interno Lordo. “A Milano, poi –ha aggiunto Bracco- l’Agenzia potrebbe entrare facilmente in sinergia con Human Technopole e con i ricercatori di università e Irccs milanesi e lombardi.” A “certificare” i numeri italiani ci ha pensato Greco, di JP Morgan, che ha ricordato come il nostro paese sia “medaglia d’argento” europea per capacità produttiva, con 63 mila addetti e 30 miliardi di fatturato. “Inoltre l’esportazione -ha continuato- è cresciuta del 58% nell’ultimo quinquennio.”

Una mossa “win-win”

Per Scaccabarozzi l’arrivo in Italia dell’autorità europea del farmaco sarebbe una mossa “win-win”, da cui tutti avrebbero da guadagnare: a partire dalla manifattura farmaceutica, che è un’eccellenza italiana e potrebbe vedere crescere le sue potenzialità e l’occupazione: si può stimare un indotto di almeno mille occupati (anche di più, secondo valutazioni più rosee) e 1,5 miliardi di euro.  Non bisogna nemmeno dimenticare che l’Italia ospita già un ente analogo. Si tratta dell’Efsa, Autorità Europea per la sicurezza del cibo, ospitata a Parma. A tale proposito Spagnoli (Efsa) ha raccontato l’esperienza della città emiliana, non nascondendo le comprensibili complessità istituzionali, giuridiche e organizzative, mentre Bracco ha spiegato che l’arrivo a Milano dell’Ema faciliterebbe il dialogo fra le due agenzie e il coordinamento di due settori che in altre realtà, come quella statunitense, ma anche in India e in Cina, sono coordinati dalla stessa agenzia. Ema, che attualmente impiega 775 persone, oltre ad altre 5mila unità per riunioni e comitati, ed ha un budget per il 2016 di 325 milioni di euro, in netta crescita rispetto al biennio precedente.

Il Governo è pronto, ma la vera partita inizia a marzo

Il Governo ha già messo sul piatto una “fiche” da 56 milioni per la sede, anche se, come ha sottolineato Lorenzin, ora siamo ancora a livello di colloqui informali e di “studio” degli “avversari”. A tale proposito l’Esecutivo ha già pronta una “task force” per negoziare la cosa a livello politico con l’Europa, portando avanti la proposta italiana. Molto soddisfatta e fiduciosa la titolare del dicastero della Salute, che ha detto: “Quando si è cominciato a vedere l’esito di Brexit abbiamo visto subito il potenziale che poteva esserci per l’Italia. Il principale fattore della nostra scelta è stata la presenza dell’industria e di un mondo scientifico-culturale vivo; e poi la posizione geografica, perché Milano è interconnessa in modo facile con l’Europa. L’Italia e Milano hanno le carte in regola per riuscire ad avere l’Ema. Le chance di poterlo fare sono concrete, basta giocarsele bene.” Non dimentichiamo però che la fase calda della partita si aprirà in marzo, quando verrà formalizzata l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea  Per Stefano Parisi “Al di là della coesione su questo tema, serve una certa stabilità nei rapporti con l’Unione europea non possiamo solo parlare male dell’unione, altrimenti sarà molto difficile raggiungere qualsiasi obiettivo”.

 

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