MePAIE Sanità 2022: il Pnrr è un appuntamento da non perdere per innovare la sanità italiana

L’ XI edizione del MePaie Sanità spegne le sue luci dopo aver fatto un’attenta analisi della situazione del mercato della sanità oggi sollecitato dall’importante spinta che dovrebbe, e potrebbe, arrivare dal Pnrr. Buyer pubblici, associazioni imprenditoriali di categoria, tecnici e il mondo accademico si sono incontrati a Milano per confrontarsi, ma anche per trovare insieme delle strategie, affinché la grande occasione offerta dal Pnrr non si traduca nella delusione cocente di un’occasione mancata.

Nella due giorni densa d’impegni, realizzata nel quadro della collaborazione scientifica tra CSAmed e la FARE, Federazione delle Associazioni regionali degli Economi e Provveditori della sanità, con la sapiente regia di Edicom, la prima cosa che è emersa, durante i lavori, è stata la costatazione dei due evidenti diversi motori che oggi conducono la sanità italiana: c’è un nord che parla e respira il nuovo, mentre c’è un centro sud che si arrabatta in una gestione che non riesce a lasciare spazio all’innovazione.

Tale discrepanza la si è avvertita anche nei dibattiti sul Pnrr che se per il nord rappresenta un appuntamento importantissimo, per il centro sud viene ancora visto con lo sguardo incuriosito e stupito di qualcuno che osserva allestire una bella festa nella casa del vicino a cui però ritiene di non esser stato invitato. La sensazione è che la si reputi una festa per altri dove anche i problemi sono degli altri!

Il Pnrr è stato sviscerato sotto tutti gli aspetti dai diversi relatori che hanno preso la parola durante i lavori del MePAIE Sanità e, ovviamente, la missione più analizzata è stata la 6 quella riguardante la salute. Pregi e difetti ne sono emersi tanti come ad esempio quello per cui il Pnrr risulta accessibile più che altro alle grandi imprese e questo rappresenterà un vero handicap per il tessuto industriale italiano fatto più che altro di piccole e medie imprese. Una così profonda crepatura potrebbe produrre anche una certa omologazione del mercato con tutte le ricadute più evidenti.

Se gli attori della filiera degli acquisti della sanità hanno rappresentato le loro difficoltà, i tecnici, tra cui l’Ingegner Mauro Cappello, hanno presentato ai partecipanti altre forti criticità. In particolare Mauro Cappello nella sua analisi ha denunciato, numeri alla mano, che mancano medici, infermieri e strumentazione tanto che il rischio nel perseguire gli obietti della missione 6 è quello di aumentare il numero delle “cattedrali nel deserto”, bruciando diversi miliardi di euro. Vediamo insieme cosa è stato previsto nella missione 6 del Pnrr che impegna un finanziamento di circa 15,63 miliardi di euro che saranno spalmati su due componenti.

La prima è quella delle reti di prossimità, delle strutture e della telemedicina per l’assistenza sanitaria sul territorio; la seconda è quella finalizzata all’innovazione, alla ricerca e alla digitalizzazione del servizio sanitario nazionale. Nella prima componente è stata prevista la realizzazione di investimenti infrastrutturali in particolare, di 1.288 Case di Comunità per un importo di 2 miliardi di euro e di ben 381 Ospedali di Comunità per un importo di 1 miliardo di euro che si accompagna al terzo investimento, il potenziamento della rete di assistenza domiciliare, per un importo di ben 4 miliardi di euro.

Nella seconda componente gli investimenti risultano inerenti all’aggiornamento tecnologico e digitale per un importo di 7,36 miliardi di euro ed alla formazione e ricerca scientifica, cui è stato dedicato l’importo di 1,26 miliardi di euro. Ora, al di là dei numeri e alla capacità di spesa della pubblica amministrazione, secondo i conti fatti dall’Ingegner Cappello per realizzare e mettere a regime le case e gli Ospedali di Comunità mancherebbero i medici.

Infatti per aprire le strutture servirebbero almeno 22.314 medici e 32.601 infermieri, a fronte di un deficit già acclarato di professionisti, ad esempio del settore medico, che si aggira intorno alle 65mila unità. I numeri presentati da Cappello hanno poi evidenziato anche un’altra drammatica criticità: la somma di denaro che dovremmo spendere per mantenere il passo con la realizzazione degli obiettivi generali, e non solo quelli legati al mondo della sanità, è pari all’incirca a 73 miliardi di euro all’anno. Nulla d’impossibile se si vuole nascondere la testa sotto terra e non si vogliono fare i conti con il fatto che la performance di spesa della Pubblica Amministrazione rimane mediamente pari a 6 miliardi di euro all’anno, tanto che per spenderne 73 si dovrebbe moltiplicare per 11 la nostra capacità di spesa.

di Enza Colagrosso

 

 

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