Payback Dispositivi Medici. PMI Sanità: “Serve un sistema più equo, così a rischio 112 mila posti di lavoro”

Il presidente di PMI Sanità Broya De Lucia: “L’auspicio è che il meccanismo venga congelato sino all’adozione di un sistema più equo, e di aprire nel frattempo un tavolo tecnico comune con le Istituzioni e le Regioni, che consenta alle imprese di settore di continuare ad operare e di lavorare serenamente e che rediga nuove metodologie e accordi di controllo della spesa sanitaria, evitando situazioni di conflittualità”.

Nata sull’onda della recente protesta legata al Payback sanitario sui DM, PMI Sanità è un’associazione costituita da PMI coinvolte nella fornitura di Dispositivi medici alle Aziende sanitarie. Il mondo variegato delle PMI in Sanità rappresenta un comparto, che raccoglie oltre 2.500 imprese di produzione, che, insieme alle 1.600 circa di distribuzione e alle 380 di servizi, produce o distribuisce i Dispositivi Medici per un volume complessivo di 10,8 miliardi di euro, il 78% dei quali provenienti dalla Sanità pubblica.

“La protesta avviata sul Payback DM – dice Gennaro Broya De Lucia, Presidente PMI Sanità – promossa nelle scorse settimane e che chiede alle imprese una restituzione di 2,2 miliardi di euro entro il 30 aprile, mette a rischio oltre 112mila posti di lavoro, accrescendo la sofferenza di un segmento produttivo, già provato dalla sfavorevole congiuntura economica, da un trend inflazionistico sensibile e da un contenimento del credito, che si può facilmente tradurre in chiusure diversificate con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità dei servizi di salute erogati dalle Regioni”.

“Il Payback – continua Broya De Lucia – nato 10 anni fa, ai tempi del Governo Renzi, come strumento per governare e contenere la spesa sanitaria, silente fino all’autunno scorso, è un provvedimento ghigliottina, che si è deciso di applicare nell’ultimo scorcio del 2022, con il Decreto Aiuti Bis varato dal Governo Draghi. Il Decreto prevede che le aziende del settore farmaceutico e del settore biomedicale/dispositivi medici, coprano la metà dell’extra spesa sanitaria annuale delle Regioni, contribuendo con il 50% della quota di sforamento. Nel caso, in particolare, dei DM il Decreto Aiuti Bis ha interessato gli sforamenti del tetto di spesa di 4 anni, dal 2015 al 2018, calcolati sul 4,4% del FSN”.

“A nostro parere – aggiunge Broya De Lucia – il provvedimento presenta numerose irregolarità, motivo per il quale abbiamo già interessato la Giustizia Amministrativa e avviato interlocuzioni con il Governo e le Commissioni parlamentari. La restituzione del 50% della spesa alle Regioni verrebbe ad incidere sulle imprese fornitrici di DM in modo irragionevole, venendo richiesto, a posteriori, un contributo non previsto nel momento in cui l’offerta in gara è stata formulata. Per cui, se l’offerta, all’epoca in cui è stata fatta, permetteva margini già ridotti, con il sistema del Payback è evidente che rischia di non essere più economicamente sostenibile.

Inoltre, il meccanismo di calcolo adottato dalle Regioni non è per nulla comprensibile (le Regioni hanno inserito nel computo categorie merceologiche non pertinenti con i DM) a fronte anche del fatto che i rappresentanti delle imprese non hanno partecipato all’individuazione dei quantitativi necessari né si sono potuti opporre alla fornitura per evitare le conseguenze sia sul piano civilistico, amministrativistico e penale dell’art. 340 c.p. relativo all’interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità.

Per non palare, poi, delle rilevanti difficoltà fiscali, perché, essendo i bilanci delle aziende relative agli anni interessati già depositati, si impedisce la possibilità di compensazione dei crediti vantati dalle imprese nei confronti delle aziende sanitarie, con quanto dovrebbero versare in forza del meccanismo del Payback”.

“L’auspicio – conclude Broya De Lucia – è che il meccanismo venga congelato sino all’adozione di un sistema più equo, e di aprire nel frattempo un tavolo tecnico comune con le Istituzioni e le Regioni, che consenta alle imprese di settore di continuare ad operare e di lavorare serenamente e che rediga nuove metodologie e accordi di controllo della spesa sanitaria, evitando situazioni di conflittualità, che potrebbero portare al rifiuto da parte delle aziende fornitrici di DM di partecipare a nuove gare, soprattutto se indette dalle Regioni che presentano un elevato sforamento del tetto di spesa, privando di fatto il Servizio sanitario dei Dispositivi Medici fondamentali per la cura dei pazienti”.

Fonte: QuotidianoSanità.it

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