XIX Congresso della FARE

Bisogna spendere nelle competenze per ottenere risparmi

Il XIX Congresso nazionale della F.A.R.E., svoltosi a Verona dal 12 al 14 ottobre, presso il Crowne Plaza, ha riconfermato Sandra Zuzzi, Presidente della Federazione dei Provveditori della Sanità, ed ha eletto Salvatore Torrisi e Marcello Faviere, vice Presidenti.

I lavori congressuali

I lavori congressuali, organizzati da Edicom, hanno per la prima volta espresso una formula innovativa, che ha voluto porre un accento deciso sulla formazione. La formula vincente di quest’incontro è stata infatti quella di proporre, ai numerosissimi partecipanti al Congresso, una due giorni formativa.

Per ottenere questo è stata applicata una minuziosa attenzione nella scelta degli argomenti da discutere, che si sono dimostrati topici per l’esperienza quotidiana del Provveditore, piuttosto che rispondenti alle mode o alle politiche del momento.

Sandra Zuzzi, acclamata Presidente Fare all’unanimità dall’Assemblea del Direttivo, riprende così il cammino iniziato tre anni fa, con un secondo mandato che, come lei stessa ha specificato: “(..) durerà solo due anni dopo che il Direttivo della Federazione ha deliberato la modifica dello Statuto per far sì che incontri nazionali tra i soci, e la conduzione stessa della FARE, siano nella condizione di esprimere quella dinamicità richiesta dai tempi”.

Un Congresso, quello di Verona, che ha scelto di dibattere, come abbiamo detto, temi legati strettamente alla professionalità dei Provveditori la cui figura, come ha spiegato la Presidente Zuzzi: “è attualissima al giorno d’oggi e sempre più necessaria, ovviamente nella sua declinazione più moderna, perché è quella che comunque ancora si occupa di gare nelle aziende, visto che ad oggi non tutto viene centralizzato”. E’ tornata su questo tema, Silvia Cavalli, Direttore Amministrativo Asl Roma 2, quando nel suo intervento ha posto l’accento sul fatto: “(..) che per ben 23 classi merceologiche le Aziende ormai non dovrebbero più fare gare. La realtà però è ben diversa: fintanto che i soggetti adibiti a questo, non avranno aggiudicato su quelle categorie, le Aziende dovranno continuare a procurarsi forniture e servizi con gare proprie, avendo però degli strumenti meno forti rispetto a prima. Resta in mano ad esse infatti, solo la possibilità di arrivare ad un contratto ponte, con una durata temporale molto limitata che di fatto rende più complicato e meno agevole il compito dei provveditorati”.

L’ attività del Provveditore è strettamente legata alla normativa vigente ed è per questo che i lavori congressuali si sono aperti con una sessione della plenaria incentrata sul tema: “Il punto sul Codice, Linee Guida e Correttivo”. Una tavola rotonda che ha voluto confrontarsi sulle nuove leggi che stanno cambiando il modo di lavorare dei provveditori e che li pongono in uno stato di continua attenzione rispetto ad un’evoluzione frenetica che per tratti sembra dover essere senza fine.

E’ stato Michele Corradino, Consigliere ANAC, che parlando della nuova normativa del settore ha messo l’accento sul lavoro che sta portando avanti l’Autorità Anticorruzione. Il Correttivo ha imposto, a soli dodici mesi dall’uscita del Codice, la totale revisione delle Linee guida espresse dall’ANAC, ma nonostante ciò il lavoro che si sta svolgendo, ha continuato Corradino, cerchiamo di improntarlo a risposta di quelle che sono le esigenze di chi fa gare. In parole povere, ha aggiunto, cerchiamo di scrivere una normativa che diventi una sorta di guida per fare le gare. Per arrivare a ciò, l’ANAC ha lavorato utilizzando anche lo strumento delle consultazioni: “Il Consiglio di Stato ci ha chiesto di consultare le categorie e noi abbiamo preso molto seriamente questa indicazione. Sono stati, per questo, ascoltati oltre 900 operatori, 900 imprenditori, le Associazioni di categoria, gli Enti pubblici ed anche i singoli cittadini che volevano dirci qualcosa su come costruire le linee guida”. Parlando di consultazione, il Consigliere ANAC, ha spostato poi il discorso sui prezzi di riferimento che nascono anch’essi da una consultazione con le categorie: “(…) I prezzi di riferimento non sono i prezzi vincenti nella Pubblica Amministrazione ma indicano, in qualche modo, la direzione verso cui deve essere orientato il mercato. Trovo per questo fondamentale che le categorie partecipino e si facciano sentire durante le consultazioni per evidenziare le loro problematiche, comunicare quelli che loro ritengono essere i prezzi del mercato dimostrando, allo stesso tempo, come si arriva alla formulazione di un determinato prezzo. Questo eviterebbe ciò che abbiamo constatato fin troppe volte e cioè la posizione di soggetti che non partecipano alle consultazioni, ma preferiscono aspettare il momento della gara per impugnare il prezzo di riferimento. Ora l’impugnazione è un diritto costituzionalmente tutelato, ma se si parlasse al tempo giusto si potrebbero evitare rallentamenti, ottenendo inoltre anche un’attenzione dedicata a quella che è la propria esigenza”.

Il discorso sulla disciplina che norma il mondo degli appalti è sempre complesso e ricco di diverse angolazioni per la sua lettura. Interessante per questo anche l’apporto di Carlo Deodato, Presidente di sezione del Consiglio di Stato, che ha parlato del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e di quello del massimo ribasso. Questo criterio è stato rivisitato nel Correttivo ed è stato aumentato lo spazio per ricorrervi.

Ettore Figliolia, Avvocato di Stato, ha esposto invece il suo punto di vista sul subappalto, strumento ritenuto fondamentale soprattutto per le micro, le piccole e medie imprese del nostro Paese, perché queste, proprio attraverso il subappalto, hanno la possibilità di entrare nel mondo degli appalti. Spesso, infatti, le micro, le piccole e medie imprese non presentano i requisiti idonei rispetto ai parametri stabiliti dalle stazioni appaltanti e il subappalto è una strada, se non l’unica, per restare nel mercato. Secondo Figliolia: “Il subappalto è uno strumento fondamentale, ma restano delle preoccupazioni che nascono dal modo in cui il recepimento è stato fatto dallo Stato italiano. Non nascondo il timore che presto potremmo cadere per questo, in procedimenti di infrazione, visto che le limitazioni adottate dal legislatore italiano non corrispondono affatto a quello che è lo spirito e la lettera della Direttiva Comunitaria pertinente.

Forte, a questo punto, la voce dell’Avvocato Cristina Lenoci, che parlando di piccola e media impresa ha commentato ciò che il nuovo Codice dei Contratti ha deciso come obiettivo e cioè la tutela nel mercato della PMI. Il legislatore nazionale, ha osservato, insieme al TAR e al Consiglio di Stato sono intervenuti favorendo l’annullamento di bandi che prevedono lotti di dimensioni “oversize” proprio per consentire l’accesso nel mercato alle PMI, ritengo però, ha aggiunto: “che bisogna fare un distinguo per evitare le strumentalizzazioni che potrebbero consentire alterazioni del mercato al contrario. Sto pensando alle PMI che pur non presentando i requisiti idonei per una specifica gara sfruttano il filone giurisprudenziale che si è creato, per cercare di accedere al mercato millantando una idoneità che invece per quel tipo di appalto non hanno. Sì, perché non basta riconoscersi nella grande famiglia della piccola e media impresa italiana per ritenersi idonei a qualsiasi gara”!

Leitmotiv del XIX Congresso FARE, il tema della corruzione e dell’anticorruzione declinato in tutti i suoi aspetti, sia negativi che positivi. Gustavo Piga, Ordinario di Economia Politica Università Tor Vergata Roma, ha detto: “il problema mi dispiace dirlo non è tanto della corruzione, ma dello spreco figlio della scarsità di risorse che vengono messe a disposizione della nostra Pubblica Amministrazione, per formarsi e specializzarsi. Tutti gli altri Paesi hanno una pubblica amministrazione maggiormente formata, in grado di fare le gare con professionalità, sapendole aggiudicare alle aziende migliori, con dei termini e delle condizioni che consentono a tutte le aziende di sopravvivere senza creare scompensi nel mercato. Da noi questo processo si sta avviando lentamente, ma bisogna tenere a mente che non sempre chi sbaglia è corrotto, i veri corrotti sono pochi, e la notizia buona è questa: mentre la corruzione è dura da sconfiggere perché affonda le sue radici in tanti anni di mal costume, l’incompetenza e la scarsa efficienza possono essere vinte con una formazione specifica, mirata e costante. Investire nella formazione è prevenire la corruzione. Bisogna spendere nelle competenze per ottenere risparmi”.

Ma le competenze non basta solo finanziarle vanno anche coltivate e lo dimostra la problematica portata nella discussione congressuale da Francesco Bof, Direttore Master Università di Pavia: “La professionalità pubblica italiana viene sempre più sguarnite delle competenze migliori, quelle cresciute e coltivate dall’esperienza fatta negli anni. Queste vanno in pensione e il peggio è che non vengono sostituite. Ciò sta producendo un aumento drastico dell’età media di molte categorie dell’impiego pubblico che proiettato a 10/15 anni ci porterà ad avere un problema serio di risorse che non saranno più in grado di erogare servizi pubblici al passo con i tempi. Quello che stupisce è che ad oggi sembra che il problema non sia ancora stato affrontato adeguatamente in particolare nel comparto della sanità che caratterizza il nostro sistema di welfare”. In questo scenario si inserisce poi una terza figura. Una sorta di ignavi che per paura di sbagliare non agiscono, creando anch’essi danni rilevanti nella gestione della cosa pubblica.

A parlarne è stato Paolo Evangelista, Procuratore della Corte dei Conti della Regione Veneto, che ha voluto in un certo qual modo denunciare come: “Oggi, come esiste la medicina difensiva abbiamo anche la burocrazia difensiva. Anche questa, come la prima nasce dalla paura di sbagliare e dal non volersi assumere nessuna responsabilità. Il risultato di tutto ciò però è il blocco della macchina amministrativa, della sua efficienza e della sua efficacia.”

Claudio Contessa, Consigliere di Stato, si è espresso anche lui sul tema della corruzione e dell’anticorruzione partendo dal dato che: “(..) In Italia ciò che è maggiormente diffusa è la percezione della corruzione. La mia personale sensazione però è che nell’accezione di corruzione oggi passano molto spesso fenomeni diversi come: il mal funzionamento, il pessimo funzionamento e la corruzione vera e propria. A questo punto bisognerebbe operare delle distinzioni precise altrimenti si rischia di mettere su uno stesso piano ciò che ha una rilevanza penale, ciò che ha rilevanza amministrativa e ciò che è un mero malcostume che non interessa né alla Pubblica Amministrazione, né il giudice, ma infastidisce il cittadino e ne peggiora i rapporti con la PA”.

Quindi uno degli appelli partiti dal Congresso FARE è stata la richiesta di una professionalità maggiormente preparata e strutturata in particolare per coloro che fanno acquisti nella pubblica amministrazione. Anche il racconto dell’esperienza dell’Estar Toscana ha toccato questo argomento portando la discussione proprio sul tema delle competenze e del project management.

Marcello Faviere, oggi vice Presidente FARE ha asserito: “Obiettivo di questo Congresso è stato anche quello di mettere l’accento sul fatto che una Federazione come la nostra non può non prendere in esame il tema dell’evoluzione della conoscenza e della richiesta di competenze sempre più pressante. Non possiamo permetterci il lusso di non tenere il passo con un mondo che va sempre più veloce, e non possiamo neanche restare inerti di fronte alla realtà di tanti professionisti, che vengono lasciati soli nell’acquisizione delle conoscenze. Le organizzazioni hanno il compito, e la FARE non è da meno, di trasformare queste richieste e i tentativi privati di cercare conoscenza, da parte dei professionisti, in un’offerta formativa che favorisca la nascita di competenze strutturate”.

La risposta della FARE, a quest’appello non si è fatta attendere e la Presidente Zuzzi, al momento della sua elezione ha elencato, tra i propositi del suo nuovo mandato anche la formazione: “ Già in questo Congresso abbiamo cercato di portare il tema della formazione, un tema molto importante per noi che riteniamo che tutte le categorie di professionisti, al giorno d’oggi, debbano potersi confrontare per affrontare con sempre maggiore preparazione il momento di accelerazione di produzione normativa che stiamo vivendo. I Workshop che hanno arricchito i nostri lavori, hanno affrontato una serie di temi anch’essi legati alla professionalità del Provveditore affinché i partecipanti potessero tornare a casa non solo arricchiti dalla discussione congressuale, ma con un bagaglio di nozioni tangibili e pratiche di carattere formativo. La FARE fa formazione, anche con significative collaborazioni universitarie e io mi impegno affinché questa risorsa della nostra Federazione si sviluppi ulteriormente per coprire capillarmente tutto il territorio nazionale”.

La chiusura del lavori congressuali è stata affidata alla Lectio Magistralis di Nico D’Ascola, Presidente della Commissione Giustizia del Senato della Repubblica, che ha voluto trasmettere una riflessione sull’etica in sanità: “Dobbiamo individuare dei criteri etici capaci di rimuovere le diseguaglianze tra i cittadini per garantire un equilibrio tra le diverse componenti della nostra società. Mi pongo però una domanda e cioè: se questi criteri possano e debbano essere cristallizzati in principi, oppure no. Ritengo infatti, che il consolidare dei criteri potrebbe nel tempo stigmatizzare diseguaglianze”.

 

di Enza Colagrosso
giornalista

Condividi