Appalti, CsaMed :”PMI preoccupate dal nuovo codice”

“Il VII Mepaie, è stato forse quello più interessante, tra quelli svolti in questi anni, per il livello dei suoi contenuti”. A dirlo è Gianmaria Casella, amministratore unico di Csamed, la società che promuove questo appuntamento annuale. Il MePaie è un momento di riflessione sul mercato della pubblica amministrazione, in Italia e in Europa, e quest’anno ha rappresentato l’occasione anche per fare il punto, con i rappresentanti di Francia, Spagna e Germania, sullo stato del recepimento della direttiva europea, in tema di appalti
I rappresentanti dei Paesi europei presenti ai lavori del MePaie hanno delineato un quadro dello stato dell’arte del recepimento delle direttive europee sugli appalti.

A che punto siamo a solo un mese dalla sua entrata in vigore?
Il discorso sul recepimento delle direttive europee, ci dice Giammaria Casella, vede noi italiani arrivare sempre in zona cesarini, ogni volta infatti, ci riduciamo a fare le cose l’ultimo giorno utile. In Europa le direttive appalti sono state pressoché recepite, mentre i diversi governi restano impegnati sull’obiettivo del contenimento della spesa. Atteggiamenti e soluzioni scelte, sembrano disegnare una realtà un po’ a macchia di leopardo, ma per certi aspetti non lontana dalla nostra. La Francia, ad esempio, è fresca di una riforma che ha preso il via proprio in questi giorni (il 5 marzo) e che prevede una riorganizzazione degli acquisti su tre livelli, uno locale, uno regionale ed uno nazionale. La Spagna cerca di contenere la sua spesa con un complesso sistema basato sulla regionalizzazione degli acquisti. A mio avviso il sistema tedesco è il più interessante per l’organizzazione degli acquisti e per l’azione di controllo che su questi viene operato. Controllo finalizzato all’effettiva efficienza delle scelte e dei sistemi che vengono attuati.

Forse l’Italia sarà l’ultimo Paese a recepire le direttive europee ma andremmo a farlo con un codice degli appalti completamente riscritto. Quali sono state le riflessioni dopo la lettura del nuovo testo?
La sensazione che ci hanno trasmesso i tre relatori, invitati a presentarci il nuovo codice, continua ancora l’amministratore unico CsaMed, è di una sorta di confusione per la mancanza di una definizione certa ed univoca della normativa. Questa nebulosità in qualche maniera rallenterà la pubblica amministrazione che tra un mese dovrà applicare il codice, anche perché tutte le criticità, se nulla cambia, potrebbero evidenziarsi nel delicato passaggio dall’applicazione dall’attuale De Lise, al nuovo Codice degli Appalti. Il lavoro di recepimento delle direttive, sembra che nel nostro Paese abbia da un lato attivato i nostri soliti bizantinismi mentre dall’altro abbia stimolato una sorta di passività per cui è stato preso “tout court” ciò che arriva.

Tra gli ospiti del MePaie anche la politica e Cottarelli, il guru della spending review . Perché questa scelta?
Politici, e Carlo Cottarelli sono stati fortemente voluti proprio da me, ci spiega Casella, la politica l’ho voluta perché ho ritenuto giusto che ci fosse qualcuno in grado di ascoltare gli umori di coloro che giornalmente vanno ad applicare le norme, di chi in definitiva applica nella vita quotidiana le decisioni che vengono prese nelle stanze dei palazzi politici. Con Cottarelli ho inteso invece portare la voce di uno dei protagonisti dell’approccio alla spending review.

Risultato?
La politica è stata molto attenta alle problematiche emerse dai lavori, tanto che, sia Emilia De Blasi presidente della Commissione Igiene e Sanità del Senato che Massimo Mucchetti presidente della Commissione Industria commercio e Turismo del Senato, si sono dimostrati sensibili ai problemi che sono stati sollevati. Cottarelli invece non ha dato risposta alla mia domanda su quale siano i fondamenti teorici o empirici che hanno portato alla revisione della spesa attraverso le centralizzazioni. Ritengo che questo sia abbastanza preoccupante, perché pensare che non ci sia un fondamento teorico dietro certe scelte accende preoccupazioni.
Il MePaie ha dato poi voce anche alla Piccola e Media Impresa, un elemento che definirei fondamentale nell’economia del nostro Paese.

Qual è stato il messaggio lanciato dalle PMI?
C’è preoccupazione. Non possiamo dimenticare che il nostro Paese è basato sulla piccola e media impresa. Sono state le PMI che hanno consentito al paese Italia di affrontare la crisi, ma nonostante ciò oggi vengono penalizzate dalle scelte fatte in spending review: centralizzazione e rincorsa del prezzo. Altra penalizzazione è l’introduzione sul mercato di prodotti che vengono dai Paesi in via di sviluppo, se possiamo ancora chiamarli così, e quindi di prodotti a baso prezzo che costringono ad una politica del massimo ribasso. Bisogna tener conto che più del 90% delle imprese in Italia sono PMI e microimprese. Quindi non si può far finta di niente e non ascoltare la loro voce. Anche perché credo, conclude l’ideatore del Mepaie, che tutti siano d’accordo su una cosa: il problema della spesa non è il prezzo, ma il costo provato che anche se si acquista ad un prezzo basso, ma poi per mille motivi non si è in grado di gestire il prodotto al cento per cento, ciò che viene comprato ha un prezzo alto. E’ tempo di rivedere questa inutile corsa al prezzo.

Enza Colagrosso

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