Dal Documento di Economia e Finanza nuove minacce sul Ssn

Ancora nubi sul futuro della sanità italiana: stando all’ultimo Def, Documento di Economia e Finanza licenziato dal CdM in aprile, nel triennio 2018-20 il Pil nominale dovrebbe crescere in media del 2,9% l’anno, e l’incremento della spesa sanitaria attestarsi su un tasso medio annuo dell’1,3 per cento: in pratica, per la sanità pubblica significherebbe passare dai 114,138 miliardi di euro stimati per il 2017 ai 115,068 miliardi di euro nel 2018, ai 116,105 nel 2019 e ai 118,570 nel 2020. Ciò significa che, in soldoni (è proprio il caso di dirlo!) la spesa sanitaria, crescendo meno del Pil, non coprirà nemmeno l’aumento dei prezzi. Oltretutto la legge di Bilancio 2017 ha già stabilito che il finanziamento pubblico della sanità sarà di 114 miliardi di euro nel 2018 e di 115 miliardi di euro nel 2019, al lordo del contributo di 480 milioni di euro di cui si sono fatte carico le Regioni a statuto ordinario: ovvero, nel prossimo biennio il Fondo sanitario nazionale crescerà poco più di 1 miliardo di euro, salvo ulteriori eventuali tagli per esigenze di finanza pubblica. Ma, guardando alle previsioni future, dal Def 2017 emergono dati ancora meno confortanti. Innanzitutto, è bene ricordare che le stime del Def sulla spesa sanitaria stimata sono decisamente illusorie, perché negli ultimi anni la sanità ha puntualmente ricevuto molto meno del previsto: clamoroso l’esempio del 2016, quando i 117,6 miliardi di euro stimati dal Def 2013 si sono ridotti a 116,1 con il Def 2014, quindi a 113,4 con il Def 2015, per arrivare con la legge di Stabilità 2016 a un finanziamento reale di 111 miliardi di euro, comprensivi di 800 milioni di euro da destinare ai nuovi Lea. In secondo luogo, il rapporto tra spesa sanitaria e Pil scenderà dal 6,7% del 2017 al 6,5% nel 2018 per precipitare al 6,4% dal 2019, una percentuale mai raggiunta in passato che varca la temuta soglia di allarme fissata dall’Organizzazione mondiale della Sanità al 6,5%, al di sotto della quale oltre la qualità dell’assistenza e l’accesso alle cure, si riduce anche l’aspettativa di vita. La sanità italiana, inoltre, continua a perdere terreno rispetto agli altri paesi Ocse.

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