Industria del farmaco: un patrimonio che l’Italia non deve perdere

Esiste un made in Italy anche del farmaco, ed è in piena forma. E’ quanto emerso lo scorso 14 ottobre in occasione del roadshow “Innovazione e Produzione di valore. L’industria del farmaco, un patrimonio che l’Italia non può perdere”, che ha fatto tappa a Fornovo San Giovanni, in provincia di Bergamo, presso lo stabilimento Bidachem Boehringer. I dati, relativi all’anno 2015, ci pongono al secondo posto nel settore in Europa, dopo la Germania, per valore assoluto della produzione, e al primo per produzione pro-capite con quasi 200 aziende, 63.500 addetti (il 90 per cento dei quali laureati o diplomati), 6.100 ricercatori e ben 2,6 miliardi di investimenti nel solo anno scorso (di cui 1,4 in Ricerca & Sviluppo e 1,2 in produzione). E poi 30 miliardi di euro di produzione, il 73 per cento destinato all’export. Nel corso dell’evento e’ emerso che l’industria tricolore vanta eccellenze nel biotech, negli emoderivati, nei vaccini, nei farmaci per malattie rare e nelle terapie avanzate (3 su 6 approvate in Europa sono nate dalla ricerca in Italia). E’ all’avanguardia e proiettata al futuro. Come dimostrano le tecnologie di industria 4.0 usate nei processi e nelle cura delle malattie e i 700 milioni di euro investiti in studi clinici, presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Senza dimenticare l’aumento dell’occupazione, anche grazie al Jobs Act: nel 2015 le 6.000 nuove assunzioni – la meta’ under 30 – hanno superato il numero dei lavoratori in uscita. Con un incremento del 20 per cento rispetto ai 4 anni precedenti. E nel 2016 il numero degli addetti è in crescita (1 per cento). Risultati che, secondo Farmindustria, fanno ben sperare in vista dello “tsunami buono” che sta per arrivare: i 7.000 farmaci in sviluppo nel mondo avranno un ruolo fondamentale nella cura di diverse patologie, anche nella medicina di genere. L’importanza delle imprese del farmaco e’ evidente anche considerando il contributo economico offerto al Paese: 14 miliardi versati, insieme all’indotto (3,4 miliardi in investimenti, 6,2 in stipendi e contributi, 4,4 in imposte), a fronte di una spesa pubblica di 13,6 miliardi.

Condividi