Legge di Bilancio e “sostenibilità” del SSN, GIMBE lancia l’allarme (e le proposte)

Siamo alla viglia della Legge di Bilancio 2017, e non c’è momento migliore per fare alcune riflessioni sulla sostenibilità del SSN, un termine che a proposito della sanità è stato utilizzato per la prima volta durante il Governo Monti, proprio dall’allora premier, nel 2012. Tra le voci più informate c’è quella della Fondazione GIMBE,  che ha lo scopo di promuovere e realizzare attività di formazione e ricerca in ambito sanitario. Il suo presidente Nino Cartabellotta, recentemente, ha ribadito la propria preoccupazione mettendo in evidenza che: nel periodo 2012-2015 il SSN ha lasciato per strada oltre € 25 miliardi per esigenze di finanza pubblica; le risorse concordate tra Stato e Regioni nel Patto per la Salute 2014-2016 sono state decurtate di € 6,79 miliardi; nel DEF 2016 oltre € 13 miliardi di “contributo delle Regioni alla finanza pubblica 2017-2019 nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza” – previsto dal comma 680 della Legge di Stabilità – si è trasformato in “contributo del Servizio Sanitario Nazionale alla complessiva manovra a carico delle Regioni”; il finanziamento pubblico per il 2016 è precipitato in 32 mesi dai € 117,6 miliardi previsti dal DEF 2013  ai € 110,2 della Legge di Stabilità 2015, netto LEA; negli ultimi 5 anni il fondo sanitario è cresciuto di soli € 3,1 miliardi. “In questo contesto di progressivo definanziamento della sanità pubblica – afferma Cartabellotta- accanto al crescente disagio di cittadini, pazienti, professionisti e operatori sanitari si sono consolidate inequivocabili evidenze sulle diseguaglianze regionali, sulla scarsa qualità dell’assistenza, sulle difficoltà di accesso alle prestazioni, sulla rinuncia dei cittadini alle cure e, per la prima volta in Italia, si è ridotta l’aspettativa di vita”. Lo stesso Cartabellotta, in una recente riflessione dalle pagine di 24 Ore Sanità, ha puntato il dito contro la spending review a volte poco lungimirante: “ In questi anni, a fronte del progressivo indebolirsi della sostenibilità del Ssn, le decisioni rilevanti sono rimaste ben salde nelle mani del Governo (che ha privilegiato gli input del ministero dell’Economia e finanze rispetto a quelli del ministero della Salute) e delle Regioni, mentre scarsa considerazione è stata rivolta al Parlamento che intanto affrontava il tema della sostenibilità con due indagini ad hoc. In ogni caso, gli interventi legislativi sono stati occasionali, dettati dalla contingenza e non certo da una programmazione coerente con le problematiche che oggi affliggono tutti i sistemi sanitari.” Tagli e mancati aumenti, secondo la Fondazione, hanno fatto rotolare l’Italia sempre più giù nel confronto con gli altri Paesi: la percentuale del PIL destinata alla sanità è inferiore alla media dei paesi OCSE; la spesa sanitaria pubblica è inferiore a quella di Finlandia, Regno Unito, Francia, Belgio, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Olanda; tra i paesi del G7 siamo ultimi per spesa pubblica e spesa totale, ma secondi solo agli USA per spesa out-of-pocket. “Di fronte al PIL che cresce meno del previsto –secondo Cartabellotta –  e a un sistema sanitario ormai allo stremo, ostinarsi a utilizzare la sanità come un bancomat al portatore è da parte del Governo una scelta autodistruttiva. Perché piuttosto non giocare la carta della tutela della salute, offrendo a 60 milioni di cittadini un segnale concreto di voler finalmente rimettere al centro dell’agenda politica il SSN e l’intero sistema di welfare? Perché anzi non investire più dei 2 miliardi di euro previsti, parametrando l’incremento del finanziamento pubblico con la capacità delle Regioni di recuperare risorse da sprechi e inefficienze?”. Il 7 giugno 2016 la Fondazione GIMBE ha presentato presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” il “Rapporto sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale 2016-2025”, che sintetizza i risultati di studi, consultazioni e analisi indipendenti condotti nell’ambito della campagna #salviamoSSN. Il Rapporto GIMBE, stimati in 200 miliardi di euro il fabbisogno della sanità nel 2025, propone un dettagliato “piano di salvataggio”: disinvestimento da sprechi e inefficienze per circa € 25 miliardi/anno, potenziamento della sanità integrativa e ripresa del finanziamento pubblico. Ma ribadisce che in assenza di un preciso piano politico per attuare tali misure, il crac della sanità pubblica sarà inevitabile. In un Paese in cui per la prima volta si muore di più che in passato, il messaggio trasmesso alle Istituzioni dal Rapporto GIMBE è la necessità di rimettere al centro dell’agenda politica sanità pubblica e sistema di welfare, sintonizzare programmazione finanziaria e sanitaria e attuare “innovazioni di rottura” al fine di mantenere un servizio sanitario pubblico a tutela della salute.

http://www.rapportogimbe.it/

 

 

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