Report Gimbe sulla compartecipazione alla spesa sanitaria: nel 2019 spesi quasi 3 miliardi di euro

La compartecipazione alla spesa sanitaria nel 2019 sfiora i 3 miliardi di euro. Lo si apprende dall’ultimo report dell’Osservatorio Gimbe, che ha analizzato nel dettaglio anche le differenze regionali. Lo studio è stato effettuato integrando i dati del Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti con quelli del Monitoraggio AIFA della spesa farmaceutica 2019. Nel 2019, secondo quanto rilevato dalla fondazione, le Regioni hanno incassato per i ticket 2.935,8 milioni (48,6 pro-capite), di cui 1.581,8 milioni (26,2 pro-capite) per farmaci e 1.354 milioni (22,4 pro-capite) per prestazioni specialistiche, incluse quelle di pronto soccorso.

Differenze tra Regioni

Dal report emergono notevoli differenze regionali relative sia all’importo totale della compartecipazione alla spesa, sia alla ripartizione tra farmaci e prestazioni specialistiche: in particolare, se il range della quota pro-capite totale per i ticket oscilla dai 33,5 in Sardegna a 90,8 euro in Valle d’Aosta, per i farmaci l’importo varia da 15,3 euro in Piemonte a 36,4 euro in Campania, mentre per le prestazioni specialistiche si va da 8,5 euro in Sicilia a 65,3 euro in Valle d’Aosta.

Maggiori spese per i farmaci

“Nata per moderare i consumi – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – la compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria ha finito per costituire un rilevante capitolo di entrata per le Regioni in un’epoca caratterizzata da un definanziamento della sanità pubblica senza precedenti”.

“Nel periodo 2014-2019 – aggiunge Cartabellotta – l’entità complessiva della compartecipazione alla spesa sanitaria si è mantenuta relativamente stabile, ma abbiamo assistito ad una sua progressiva ricomposizione. Infatti, rispetto al 2014, quando gli importi dei ticket per farmaci e prestazioni specialistiche erano sovrapponibili, nel 2019 quelli per le prestazioni si sono ridotti del 6,5% mentre sono aumentati quelli per i farmaci (+10,1%)”.

Reticenza verso i farmaci equivalenti

“Un dato di estremo interesse – precisa Cartabellotta – emerge dallo ‘spacchettamento’ dei ticket sui farmaci, che include la quota fissa per ricetta e la quota differenziale sul prezzo di riferimento pagata dai cittadini che preferiscono il farmaco di marca al medicinale equivalente”. Una reticenza certificata dall’Ocse che su 26 Paesi ha posizionato l’Italia al penultimo posto per valore e al terzultimo per volume di farmaci equivalenti. Un modus operandi che, secondo Gimbe, andrebbe modificato prima possibile perché ai cittadini costa oltre 1.120 milioni di euro.

Particolarmente restie all’uso dei farmaci equivalenti sono le Regioni del Centro Sud – Lazio (€ 24,9), Calabria (€ 24,7), Sicilia (€ 23,9), Campania (€ 23,3), Basilicata e Molise (€ 22,5), Puglia (€ 22), Abruzzo (€ 21,5), Umbria (€ 20,8) e Marche (€ 20,3) – dove si registra una spesa per i farmaci di marca più elevata della media nazionale.

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