Sanità, il federalismo ha fallito? Non del tutto, ma le differenze restano abissali

Il federalismo dev’essere considerato un modello fallimentare “tout court”? Stando ai dati dell’ultimo rapporto Crea Sanità di Tor Vergata (www.creasanita.it), presentato a Roma il 14 dicembre scorso, non proprio. O perlomeno, non del tutto visto che gli storici problemi della sanità italiana, primo fra tutti le grandi differenze tra le varie aree del paese, restano eccome. Il Rapporto è strutturato in 4 parti: un’analisi economico-statistica del contesto in cui muove la Sanità e delle performance (finanziamento, spesa ed equità) del sistema; le analisi per tipologia si assistenza: prevenzione, ospedaliera, residenziale, specialistica, farmaceutica, ambulatoriale di base, domiciliare (quest’anno con un focus su cure formali e informali), provvidenze economiche in denaro per la non-autosufficienza; segue un focus sulla Sanità quale settore industriale (quest’anno con una finestra su Sanità digitale e Industria Life Science); chiude una raccolta di analisi per patologia. Per quanto riguarda i dati economici, spicca ancora lo squilibrio fra Nord e Sud Italia, con la spesa privata che schizza a quota 36 miliardi e, purtroppo, 317mila famiglie che risultano impoverite proprio per fare fronte alle crescenti spese sanitarie, che si vanno ad aggiungere ad altre 800mila pressate dalle spese per la salute. Che, quasi paradossalmente, costano il 32,5% in meno rispetto al resto dell’Europa occidentale. In rapporto al Pil, aggiungiamo, l’Italia è al 9,4%, contro il 10,4% dell’Europa Occidentale, e negli ultimi 10 anni la spesa sanitaria pubblica italiana è cresciuta dell’1% medio annuo contro il 3,8% degli altri Paesi dell’Europa Occidentale. La crescita della spesa privata (2,1% medio annuo) è stata invece leggermente inferiore a quella europea (2,3%), ma pari a oltre il doppio rispetto a quella pubblica. A livello regionale le differenze di spesa sono allarmanti: nel 2015, fra il territorio in cui si spende di più (Provincia Autonoma di Bolzano) e quello dove si spende meno (Calabria), il divario pro-capite ha superato il 50%. L’incidenza della spesa privata pro-capite su quella totale è pari al 30,5% in Valle d’Aosta e del 16,0% in Sardegna. Notizie non buone arrivano sul fronte della farmaceutica. Con il 2015 si è rotto l’equilibrio che ha permesso anni di sostanziale costanza della spesa farmaceutica. La spesa pro-capite per farmaci in Italia, nel 2015, è risultata pari a € 475,8 (ovvero all’1,9% del Pil), con un incremento di € 37,6 (+8,6%) rispetto al 2014. A ciò si deve aggiungere che sul fronte ospedaliero la spesa è aumentata del 9,3%. A rispettare il tetto di spesa sono soltanto le due Province Autonome di Trento e Bolzano, la Valle d’Aosta e il Veneto. Sotto allarme rosso anche i dati della spesa nella prevenzione, ancora lontani da quelli dei paesi più virtuosi.

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