In sanità si “buttano” 2 euro su 10. I motivi? sovra e sottoutilizzo di servizi e interventi sanitari

Si parla spesso di “sprechi in sanità”. D’accordo. Ma esattamente quanto si spreca? Quando è il momento di quantificarli, questi sprechi, le cose si fanno più complicate. A darci un’idea della misura di questi “soldi buttati” ci hanno pensato, di recente, The Lancet e Ocse. La prestigiosa rivista ha lanciato a Londra la serie di articoli Right Care, seguita dalla presentazione del report dell’OCSE Tackling Wasteful Spending on Health, pubblicato il 10 gennaio scorso. Il messaggio è unanime: i fenomeni di “overuse” e “underuse” di servizi e interventi sanitari (farmaci, test diagnostici, procedure chirurgiche, etc.) costituiscono oggi una vera e propria pandemia: oltre a mettere a rischio la sostenibilità di tutti i sistemi sanitari, sovra-utilizzo e sotto-utilizzo non riflettono l’etica della medicina e della sanità, in quanto minano la possibilità di una copertura sanitaria equa e sostenibile e del diritto universale all’assistenza sanitaria. Morale: ogni 10 euro spesi in sanità, due vengono sprecati. “Il sovra-utilizzo e il sotto-utilizzo di servizi e interventi sanitari hanno raggiunto proporzioni epidemiche – si legge nella ricerca dell’Organizzazione – non solo mettendo a rischio la sopravvivenza dei sistemi sanitari di tutto il mondo, ma anche minando la possibilità di una copertura sanitaria equa e sostenibile e del diritto universale all’assistenza sanitaria”. Secondo gli autori della serie di The Lancet, l’eccessivo e ingiustificato uso di interventi sanitari di efficacia non dimostrata e il sotto-utilizzo di prestazioni efficaci “convivono in tutti i sistemi sanitari a vari livelli, peggiorando esiti clinici, psicologici e sociali; determinando una impropria allocazione di risorse e, dunque, sprechi evitabili”. Tanti possono essere gli esempi: si ricorre impropriamente a Tac e risonanza magnetica per lombalgia e cefalea, antibiotici per infezioni virali delle vie respiratorie; densitometria ossea, test pre-operatori come Ecg, Rx torace, ecostress in pazienti a basso rischio, tagli cesarei senza indicazioni cliniche, ecc.. “La serie di The Lancet e il rapporto Ocse – afferma il Presidente della Fondazione Gimbe – sono perfettamente in linea con quanto riportato dal Rapporto sulla sostenibilità del SSN 2016-2025, presentato dalla Fondazione Gimbe lo scorso 7 giugno presso il Senato della Repubblica. Secondo le nostre stime, infatti, in Italia circa 11 miliardi/anno vengono erosi da sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, a cui si aggiungono oltre 13 miliardi relativi a frodi e abusi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza. Considerato che la maggior parte degli interventi sanitari si colloca in un`area grigia, dove il profilo rischio/beneficio non è così netto è indispensabile prendere in considerazione le preferenze dei pazienti. Ecco perché è impossibile migliorare l`appropriatezza degli interventi sanitari senza un coinvolgimento di cittadini e pazienti attraverso il processo decisionale condiviso, strategia di efficacia documentata per ridurre sprechi, aspettative irrealistiche di malati e familiari e contenzioso medico-legale”. Anche il rapporto dell’Ocse denuncia sprechi e inefficienze dei sistemi sanitari, quantificandone l’impatto: poiché la spesa sanitaria ha ripreso a crescere nella maggior parte dei Paesi dell’Ocse, il report rileva che ogni 10 euro spesi in sanità vengono sprecati sino a 2 euro, in quanto non migliorano la salute e il benessere delle persone o addirittura li peggiorano. Un’enorme opportunità dunque per recuperare preziose risorse ed aumentare il ‘value for money’, fanno eco gli esperti di Gimbe.

 

Link dove scaricare la ricerca Ocse

http://www.oecd.org/publications/releasing-health-care-system-resources-9789264266414-en.htm

 

 

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